Page 10 - Pino Daniele
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01-39 Prime pagine Pino Daniele:- 11/11/15 09:11 Pagina 8 tiene l’intensa Napule è, poesia dal sapore dolce-amaro dedicata alla sua città e l’al- trettanto nota ‘Na tazzulella ‘e cafè. Nel 1979 esce il suo secondo disco, maggiormente improntato al blues elettrico, Pino Daniele, un 33 giri che contiene una delle sue ballad più note, Je so’ pazzo. Co- mincia ad essere apprezzato da un pubblico sempre più ampio, tanto che Renzo Arbo- re, sempre attento alla ricerca di giovani emergenti, lo invita a partecipare alla tra- smissione radiofonica Alto gradimento ed a quella televisiva L’altra domenica. Ma il lavoro con cui conquista davvero la fama è Nero a metà, pubblicato nel 1980. Con questo album conferma il suo blues mediterraneo, continuando a sposare slang americano e napoletano, come in A me me piace ‘o blues o I say i’ sto cca; qui si trova anche Quanno chiove, una poesia del quotidiano dalle atmosfere sempre attuali. A conferma del successo raggiunto, apre il concerto di Bob Marley nello stadio milanese di San Siro, davanti a ottantamila persone. Il cantante gira l’Italia con una band di tutto rispetto (James Senese al sax, Toni Esposito alle percussioni, Tullio De Piscopo alla batteria, Joe Amoruso al piano e ta- stiere, Rino Zurzolo al basso), riempiendo stadi in tutte le maggiori città italiane. Dopo la pubblicazione, nel 1981, dell’album Vai mo’, allarga i suoi orizzonti mu- sicali inaugurando una fase artistica maggiormente ispirata alla musica etnica, mesco- lando jazz, suoni africani, rhythm’n blues e funky. Escono così, nel 1982, l’album Bel- la ‘mbriana, che ospita Alphonso Johnson, bassista e suonatore di stick, strumento moderno a corda di grande difficoltà tecnica, e Wayne Shorter, sassofonista e composi- tore jazz. La collaborazione con artisti internazionali di tale calibro porta il nome di Pino Daniele ad essere apprezzato anche oltre i confini italiani. Dopo aver prodotto nel 1983 l’album Common Ground per il cantante Richie Ha- vens, fonda una propria etichetta discografica: nascono così a Formia, gli studi di regi- strazione Bagaria, dove registra il suo album Musicante (1984) e il doppio album dal titolo Sciò Live, che raccoglie esperienze diverse in luoghi diversi e che riuscirà a met- tere insieme blues, rock, jazz, e il meglio della musica tradizionale napoletana. Nel 1985 esce Ferryboat, con la partecipazione di artisti del calibro di Gato Bar- bieri e Steve Gadd. Ormai consacrato come artista, cerca nuovi suoni e nuove melodie: ci prova con l’album Bonne Soirèe nel 1987. Nel 1988, con l’album Schizzechea with love, il cui brano omonimo l’anno se- guente vincerà la “Targa Tenco” come miglior canzone dialettale, l’artista sembra tor- nare a una fase più melodica. Inizia una proficua collaborazione con l’amico Massimo Troisi, per il quale produ- ce le colonne sonore di Le vie del signore sono finite (1987) e di Pensavo fosse amore e invece era un calesse (1991), soundtrack di cui fa parte la bellissima Quando; con lo stesso firmerà il brano T’aggia vedè morta (1993). Il 1989 è l’anno di Mascalzone latino, che contiene la struggente Anna verrà, dedicata ad Anna Magnani: un album che segna un ritorno a sonorità più acustiche. Nel 1990 incontra Mick Goodrick, grande chitarrista jazz americano: insieme danno vita prima all’album Un uomo in blues (1991), che contiene i brani Femmena e ‘O scarrafone, e poi Sotto ’o sole, nel quale si ritrovano alcune rivisitazioni di vecchi brani. È del 1993 l’album Che Dio ti benedica, che vede la collaborazione di Chick Corea e Ralf Towner e riscuote un grande successo oltre che di pubblico, anche di critica. L’album pubblicato nel 1995 dal titolo Non calpestare i fiori nel deserto, che se- gue la raccolta E sona mo’ (1993), vince la “Targa Tenco” come disco dell’anno e rag-
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