Page 12 - Pino Daniele
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01-39 Prime pagine Pino Daniele:- 11/11/15 09:11 Pagina 10 viaggio che, purtroppo, si è con- cluso troppo presto. Lo ha tradito quel cuore che aveva cantato in- sieme con l’amico Massimo Troisi. Questa agenda vuole essere, dunque, anche un omaggio a que- sto grande cantautore, alla sua capacità di raccontare (con musi- ca e parole) i mille volti di una Napoli che, attraverso la poesia delle sue note, diventa il simbolo di quell’Italia che tutto il mondo crede di conoscere, ma che nessu- no capisce veramente («che ‘a sa- pe tutt’ ‘o munno… ma nun san- no ‘a verità»). Ed è quanto mai interessante ricostruire, nei testi di Pino Da- Joe Amoruso, Tony Esposito, Pino Daniele, Tullio De Piscopo, James Senese, Rino Zurzolo niele, i tratti fondanti non già del- la “napoletanità”, ma proprio del- l’italianità. Già agli esordi, l’album Terra Mia si apre con la meravigliosa Napule è: i mille colori, le mille paure della città partenopea, simboleggiano l’elogio delle differen- ze. L’arcobaleno, è il colore non solo di Napoli, ma dell’Italia con i suoi mille volti spesso stridenti ma dove, allo stesso tempo, proprio per la mescolanza di tante diverse realtà non omologate, non ci si sente mai abbandonati, «tu sai can nun si sulo». Diffe- renze non solo dell’essere, ma anche musicali e linguistiche. Gli intrecci tra blues, jazz, rock e tarantella, fra lingua ufficiale e dialetti, sono fondamentali nelle musiche e nei testi di Pino Daniele. Diversità che, però, arricchiscono e distinguono e che diventano, dunque, “creatività”. Quella creatività esaltata magistralmente in Je so’ pazzo. Non tutto è normabile e racchiudibile «e lo Stato questa volta non mi deve condannare, pecchè so’ pazzo» nel senso che, come pazzo, rompo gli schemi, innovo, faccio un pas- so in avanti. E andare avanti significa anche avere la forza, la voglia, l’apertura e la pazienza di cambiare. Nella canzone Quanno chiove, il ritornello recita: «E aspetta che chiove, l’acqua te ‘nfonne e va, tanto l’aria s’adda cagnà». Devi aspettare la pioggia liberato- ria, quella che «te ‘nfonne», ti inzuppa, ti rende fradicio. Però almeno cambia l’aria, tutto si pulisce. E poi c’è la critica sociale, l’insofferenza verso l’ipocrisia. La si ritrova, per esem- pio, in Nun me scoccià quando Pino Daniele dice (e sembra rivolgersi a taluni politici dei giorni nostri) «cerca di stare almeno un’ora senza parlà, num me scoccià cchiù, tanto muore pure tu». E, naturalmente, il sarcasmo, l’ironia. Pensiamo a ’O Scarrafo- ne che racconta la storia di Pasquale, «forse nato a Cefalù, si è sposato a Novedrate, è un bravo elettricista, fuma poco e ascolta i Pooh». E per concludere l’Amore, che non è solo quello romantico ma che nelle sue paro- le e nella sua musica “universale”, diventa amore per la vita tout court. Lo percepia- mo in tante canzoni. Solo per citarne qualcuna: Che male c’è, Quando o Se mi vuoi, quest’ultima con Irene Grandi nell’album Non calpestare i fiori nel deserto, titolo che già da solo, racchiude tutta la poesia di un artista eccezionale.
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