Page 9 - Pino Daniele
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01-39 Prime pagine Pino Daniele:- 11/11/15 09:10 Pagina 7 Pino Daniele «Sono un napoletano antipatico. I napoletani devono essere per forza simpatici?» iuseppe Daniele detto Pino vide il suo primo sole, quello caldo e intenso della Gcittà partenopea, il 19 marzo del 1955, in un “basso” di Via Francesco Save- rio Gargiulo, al numero 20. «Le lancette degli orologi stavano fra le due e le tre del pomeriggio: è nato all’ora ‘e magna’ commentarono nel rione». Primo di sei fratelli, dopo la licenza media a Napoli, si iscrive all’istituto tecnico commerciale Armando Diaz, anche se il suo più profondo desiderio sarebbe stato quel- lo di studiare al conservatorio, per poter appagare l’amore per la musica. Musicista autodidatta, appassionato di musica rock e fan di Elvis Presley, imbraccia giovanissi- mo la sua prima chitarra, elettrica: una ECO X27 con un Paramount Meazzi 10W). La prima esibizione ad una festa di amici. Fin dai primissimi anni ’70, insie- me ad altri giovani musicisti emergenti, segue con trasporto tutto il panorama musicale dell’epoca cercando, nella composizione delle sue canzoni, di fon- dere tra loro diversi generi e suoni. Pro- prio questa propensione alla commi- stione musicale e linguistica, diventerà la cifra del suo stile: mescola blues e melodia napoletana e, con il tempo, si apre anche alle contaminazioni della world music; rilegge i temi della canzone popola- re tradizionale con uno sguardo innovativo e moderno, sposando il cosiddetto “neapo- litan sound”: un misto di jazz e rock-blues, arricchito da sonorità mediterranee e da una forte carica melodica. Un sound che ha origine nel dopoguerra, a causa della pre- senza americana delle basi Nato, dove i musicisti ospiti spesso alternavano l’inglese al- lo slang napoletano. Debutta con il gruppo jazz-rock dei Batracomiomachia: Enzo Avitabile al sax, Rino Zurzolo al contrabbasso e Rosario Jermano alle percussioni. La- vora con la cantautrice Jenny Sorrenti e nel 1975 approda, come chitarrista, nella band dei Napoli Centrale, guidata dal sassofonista James Senese; collaborazione che è diventata poi una delle tappe più significative del cammino musicale intrapreso: «Con James, c’era un continuo dialogo fatto di sguardi e di energie che ci trasmettevamo l’un l’altro. Era quello che si chiama feeling, o sintonia». Il suo personalissimo e innovativo stile è da lui stesso denominato “tarumbò”, ter- mine che indica una fusione di blues e tarantella: «Io cerco di fare cose diverse, cerco di restare attaccato ai miei punti fermi. Un punto fermo è Paolo Conte, è Fossati, è stato Sinopoli, lo sono Muti, Eduardo, Django Reinhardt». Con una timbrica sottile e una vocalità che è sintesi di questa mescolanza musicale, in questo periodo sceglie de- cisamente il dialetto, anche se nell’ambiente del “neapolitan sound” gli album con te- sti integralmente dialettali rappresentano piuttosto l’eccezione che la regola. Quindi, nel 1977, Pino Daniele pubblica per la EMI il suo primo album, Terra mia, che con-
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