Page 14 - Il cammino della poesia 2
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Catarsi ossea di formiche

Ho una massa di formiche
che mi scorre in un braccio
leggo poesie strappate,
dal vento, e le ricompongo
nell’illusione di trovarci
a forza, a forza, l’assoluzione.
Antichissima polpa in un esoscheletro,
sono rosse, mi mangeranno...
ma non le ossa, non le ossa,
a quelle non faran danno.
Attaccheranno colla regina in testa,
chiudo la finestra, mangeranno il vetro.
Fluiranno nel mondo come un fiume nel letto –
non il mio – non il mio.
Sigillerò le poesie con un’impuntura duratura
e di doratura conservata.
Microscopico, microcosmico miracolo
di capo, mesosoma, peziolo e gastro.
Vedo uno stuolo di antenne fuse
è comunicazione – come volle Madre Natura,
nessun pastore biblico si curerà della formica
persa nel gregge. È solo questione – di numero.
Mangeranno carne, calce, erba e terriccio
le temo, a mio modo sono avido riccio
il mio braccio, il mio braccio
spolpato fino al polso – mi duole.
Catastrofe, catarsi. Correte formiche, correte amiche
mangiate, sbranate, rovine antiche.

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