Page 77 - Il cammino della poesia 2
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Orient/arsi

Dipinge un Magritte la luce della sera
e strapparti vorrei a questa metafisica
a queste pietre di tempo che vivi ci separano
Ruoto su me stesso derviscio urbano dalla felicità prominente
sfiorando ancora i seni perfetti delle moschee del Bosforo
Guardarti vorrei tra le eco gommose di brulicanti tramonti
tra gli odorosi colori delle vie delle spezie
Nelle dune delle tue labbra dolci scorpioni si celano
velenosi d’amore
E non dice una parola la sfinge gitana
Attraverso la geografia delle sue pieghe
legge il futuro stringendosi la mano
E scopre un soffio da un velo di memoria
un viso caro di vergine bizantina
occhi di cerbiatta schivi
timorosi di un Islam troppo profondo
amore fresco offrivano da piccole coppe saracene
Oltre i periodi lungo i muri arsi del tempo
beltà velate sfilano
in dolorose scansioni di preferenze incerte
Seguo lento il cammello della vita
verso abbaglianti morgane di cristalli e sale
E incatena la dogana del quieora la mia voglia di liberazione
Scoppia il dolore nel mio rosso oceano
inghiottendo la luce d’un astratto ponente
Ruoto su me stesso
derviscio urbano
andando in/contro al mondo

Vive e lavora a Rieti. È presente sul n. 58 della collana Sentire (Pagine,
2014).

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